Dopo aver introdotto, la settimana scorsa, la tribù ancestrale degli Hohokam (qui), scopriamo oggi qualcosa in più di questa civiltà.
Gli Hohokam realizzarono un complesso sistema di canalizzazione delle acque, mediante una rete di canali e sbarramenti per l’irrigazione.
I canali, che potevano essere larghi fino a tre metri e profondi oltre due, si estendevano per decine di chilometri, costruiti con diverse gradazioni in base alla posizione in cui erano inseriti nel sistema e alla distanza dal fiume.
Verso il 1000 d.C. si arrivò ad allargare alcuni di questi canali, che divennero larghi anche venticinque metri nella parte superiore.
Il geografo William E. Doolittle, dell’Università del Texas ad Austin, è del parere che questi necessari ampliamenti erano “di una tale scala che non potevano essere realizzati usando tecniche costruttive basate su prove ed errori. Era necessario un gruppo di ingegneri civili professionisti e una grande forza lavoro organizzata”.
Vennero scavati a forma di U o V e ricoperti con un’intonacatura fatta con miscugli d’argilla. A proposito di questa pavimentazione dei canali con uno spesso strato calcareo di caliche (un deposito indurito di carbonato di calcio, ancor oggi usato in edilizia, per esempio nella produzione di cemento Portland), l’antropologo Dick Benjamin Woodbury ha affermato che “almeno parte di un grande canale è stato accuratamente foderato per renderlo praticamente a tenuta stagna, anche se il costo della manodopera deve essere stato enorme”. Woodbury, oltre al grande canale di cui parla, lungo una decina di chilometri, ha individuato un altro canale di tre chilometri; entrambi “sono paragonabili in lunghezza ad alcuni dei canali moderni in uso oggi”.
Molti dei moderni canali della città di Phoenix sono collocati nello stesso luogo in cui c’erano quelli originari degli Hohokam.
Periodicamente i canali andavano liberati da sedimenti e rifiuti, richiedendo quindi, come pure le chiuse e le dighe associate, una manutenzione continua, affinché tutto continuasse a funzionare.
La rete che interessava il fiume Salt collegava tra loro canali per un’estensione complessiva di duecentoquaranta chilometri, mentre i canali finora individuati nella sola zona di Phoenix, raggiungono seicentocinquanta chilometri.
L’idea di fondo stava nel catturare l’acqua per non farla disperdere a causa del rapido deflusso a valle. Quest’opera grandiosa, che rendeva coltivabili i terreni nel deserto dell’Arizona, richiedeva una manutenzione continua e una struttura organizzativa in seno alla comunità, tanto più se si pensa che per realizzare un progetto simile si arrivò anche a deviare il corso del Gila. Gli Hohokam riuscirono a mantenere in efficienza questa complessa rete d’irrigazione per oltre un millennio.
Gli archeologi Paul R. e Suzanne K. Fish, una trentina d’anni fa, si interrogarono a lungo su quella che doveva essere stata la manodopera e il tempo necessario per la realizzazione della rete idrica, concludendo che migliaia di operai avrebbero dovuto lavorare almeno tre mesi l’anno per diversi decenni.
Le modalità di costruzione dei canali scavati nel deserto con utensili di pietra e legno, rimangono avvolte nel mistero, anche per la mancanza di documentazione scritta.
Le tracce archeologiche rinvenute lungo i due corsi d’acqua della zona, il Salt e il Gila, restituiscono per quest’opera ingegneristica dell’antichità datazioni sicure fin dal VII secolo d.C., anche se già quattrocento anni prima è apprezzabile un netto miglioramento nella canalizzazione delle acque. Verso la fine del X secolo, con il progressivo aumento degli abitanti dei villaggi, si rese necessario un significativo sforzo da parte di chi deteneva il potere, probabilmente una classe di sciamani, soprattutto per adeguare l’impianto d’irrigazione alle nuove terre da coltivare.
La terra così irrigata in maniera estensiva, produceva mais e tabacco, dal 300 d.C. anche cotone, fagioli e zucchine, piante importate dal Messico.
Per saperne di più sugli Hohokam, vi rimando alla lettura del libro Quelli che vennero prima (Cerchio della Luna Editore, 2015).