Gli Olmechi iniziarono a lasciar tracce sulla costa orientale del Messico nel II millennio a.C. e tra il 700 a.C. e il 400 a.C. è tracciabile il loro declino, che corrisponde all’ascesa degli Zapotechi a Monte Alban (VI secolo a.C.).
In questo sito, che conserva deboli tracce di una presenza olmeca, sono stati rinvenuti bassorilievi scolpiti in circa trecento lastre di pietra, che seppur custodite in un edificio databile al periodo III di Monte Alban (300-700 d.C. circa), in realtà sono attestate al periodo I, cioè la fase più antica (500-300 a.C.).
Sulle stele sono ritratti personaggi che ancor oggi sono definiti danzantes (poiché effigiati in pose dinamiche che ricordano passi di danza), ma che a ben vedere sono uomini nudi che si contorcono dal dolore in seguito a torture che prevedevano anche l’evirazione.
Potevano essere anche prigionieri di guerra destinati al sacrificio, di sicuro erano olmechi perché la fisionomia preminente non lascia dubbi: occhi obliqui, labbra carnose, cranio deformato.
Tra le figure c’è anche un uomo con la barba che denota caratteristiche somatiche dell’indoeuropeo.
Il periodo in cui queste stele potrebbero essere state scolpite, la fase più antica di Monte Alban, corrisponde fra l’altro alla fase finale della cultura olmeca.
L’antropologa Joyce Marcus ci racconta come e dove furono rinvenute le stele dei danzantes: “L’edificio [L] fu riportato in luce fra il 1931 e il 1936; fotografie e disegni eseguiti a quell’epoca, unitamente alle parti della struttura sopravvissute, indicano che la facciata orientale dell’Edificio L presentava in origine una grande galleria di figure di pietra ordinate su quattro file sovrapposte, in numero probabilmente di centinaia. Tali figure rappresentavano esseri umani atteggiati in modi grotteschi con gli occhi chiusi. Alcune di quelle figure presentavano volute di sangue che uscivano da una o più ferite. Nella più bassa delle quattro file, ogni figura era in piedi e guardava verso destra. Nella seconda fila le figure erano disposte orizzontalmente. Nella terza fila erano di nuovo disposte verticalmente, ma guardavano verso sinistra. Nella fila superiore erano di nuovo orizzontali. Le figure della fila più bassa, quelle più vicine all’osservatore, erano anche quelle scolpite nel modo più elaborato. Molte erano ornate da collane, orecchini e complesse acconciature; sono comuni anche i glifi di nomi. Le figure della fila più alta, quelle più lontane dall’osservatore, sono meno decorate… A mio giudizio la documentazione archeologica disponibile suggerisce che tutte le figure furono scolpite pressappoco nello stesso periodo e furono sistemate in origine nella disposizione che ho appena descritto, con le figure più elaborate nelle file inferiori. La composizione, quale appariva in origine, dev’essere stata una fra le opere più imponenti di propaganda militare dell’intera Mesoamerica”.
Secondo il parere dell’archeologa Laura Laurencich Minelli, i ‘danzatori’ probabilmente “[…] raffigurano capi olmechi catturati e sacrificati e non sacerdoti olmechi che si auto-evirano”.
Il medico chirurgo Ernesto Andrade Valderrama suggerì, in uno studio scientifico pubblicato nel 1987 dalla rivista Cirugía, che a Monte Alban potesse essersi sviluppata anche una scuola di medicina, poiché alcune pietre, a parte le incisioni che raffigurano parti anatomiche del corpo umano, illustrano interventi di parto cesareo, estrazioni dentarie e riduzione di fratture.
A pochi chilometri da Monte Alban c’è Dainzú (“collina del cactus a canne d’organo”), un altro sito zapoteco abitato fin dal 700 a.C. ove ci sono bassorilievi molto simili ai danzantes: qui i personaggi effigiati sono quasi tutti giocatori con la classica tenuta per il gioco della palla.
In maniera analoga, anche a San José Mogote, il cosiddetto monumento n. 3 riporta un prigioniero sacrificato – con l’occhio chiuso e la bocca aperta – effigiato probabilmente fra il 700 e il 500 a.C.