La storia di Harry Jacob Anslinger, nominato nel 1929 ispettore del Bureau of Prohibition, che durante l’era del proibizionismo si occupò di reprimere il traffico illecito di alcolici, va raccontata. Fu infatti il ministro del Tesoro Andrew Mellon a nominare Anslinger, che qualche anno prima, guarda caso, aveva sposato sua nipote.
Nel 1931 il suocero, un anno prima di lasciare l’incarico governativo, lo nominò anche direttore dell’istituendo Federal Bureau of Narcotics.
Poiché dalla fibra della canapa era possibile ricavare carta in maniera molto più economica rispetto alla fibra del legno, William Randolph Hearst, un pezzo grosso dell’industria cartiera che aveva investito ingenti somme di denaro nell’acquisto di zone boschive destinate alla produzione di cellulosa, fu in grado con la Hearst Communications, che possedeva decine di quotidiani e periodici, di orientare l’opinione pubblica facendo credere che la canapa (o meglio, la marijuana, come si prese a chiamarla) fosse l’erba del male, quindi pericolosa per la salute.
D’altronde gli interessi di Hearst coincidevano con quelli dell’industriale Lammot du Pont II della EI du Pont de Nemours and Company, che stava brevettando in quegli anni il processo produttivo per realizzare fibre sintetiche, come il nylon e la plastica, dal petrolio e dal carbone.
E Andrew Mellon aveva investito molto denaro nelle attività di Dupont.
Nel 1937 il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt riuscì a far approvare dal Congresso la Marijuana Tax Act, che introducendo una tassa di concessione sulle licenze, impediva di fatto coltivazione, commercio e uso di qualsiasi tipo di canapa, anche di quella per uso medico.