Le sfere metalliche di Klerksdorp

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Le sfere metalliche di Klerksdorp, portate all’attenzione del grande pubblico con la pubblicazione di “Archeologia Proibita” di Michael A. Cremo e Richard L. Thompson, presentano purtroppo gli elementi tipici di altri famosi e sbugiardati OOPArt.

La fonte primaria, citata anche da Cremo, è l’articolo “Scientists baffled by space spheres”, firmato dal senior editor Susan Jimson e pubblicato il 27 luglio 1982 sulle pagine del settimanale della Florida Weekly World News.

Questa rivista, una specie del nostrano Cronaca Vera, è nota perché s’interessa di fatti così incredibili che è difficile considerarli attendibili e non per niente sono presentati in tono ironico.

Come sempre, quel che latita è la documentazione e le fonti da poter consultare.

Si tratta, in ogni modo, del rinvenimento di centinaia di sfere metalliche e alcune di esse presenterebbero, in corrispondenza della parte centrale, tre scanalature parallele.

In una lettera del 1984 firmata da Roelf Marx, curatore del museo South African Klerksdorp, è indicata la località del rinvenimento delle sfere, una delle tante miniere di pirofillite nei pressi della cittadina di Ottosdal (Transvaal, Sud Africa), e l’età assegnata al corrispondente strato geologico, due miliardi e ottocentomila anni.

La pirofillite è un minerale ferroso piuttosto morbido, formatosi da processo di sedimentazione che trasforma l’argilla e la cenere vulcanica fin dal periodo Precambriano. È un minerale impiegato anche come isolante elettrico.

Le sfere, di appena due centimetri, sono quindi noduli metamorfici di pirite che esposti diventano goethite e, per questo, assumono una forma sferica. Presentano all’interno una struttura spugnosa che tende a polverizzarsi al contatto con l’aria, mentre il rivestimento, spesso pochi millimetri, secondo Marx era da considerare molto duro, più dell’acciaio.

Sia la sfericità sia le scanalature  possono effettivamente far pensare a un manufatto. Da questi presupposti, poiché le sfere presentano fattezze che sembrano esulare da un processo naturale, i più arditi si sono convinti che all’origine ci sia la mano di esseri intelligenti, insomma, un’antica razza perduta se non addirittura extraterrestri giunti in visita sul nostro pianeta nei tempi che furono.

Una di queste sfere, già esposta all’interno di una vetrina del museo (da qui il nome con cui i globi sono convenzionalmente conosciuti), tendeva a ruotare da sola senza sollecitazioni esterne. Quasi fosse un teschio di cristallo…

Secondo il parere del geologo A. Bisschoff  dell’Università di Potchefstroom a Johannesburg, le sfere sono una concrezione costituita di limonite, cioè un minerale composto da goethite, ematite e idrossidi di ferro.

Già dalla prima metà del secolo scorso, risultano attestati ritrovamenti di noduli di pirite e goethite nella località in cui sono state rinvenute le sfere.

La limonite può formare noduli circolari e quindi i solchi potrebbero davvero essersi formati durante il processo naturale di consolidamento, per quanto raro esso sia.

Non si può nemmeno escludere che quegli incavi siano stati eseguiti da qualche mascalzone al momento del ritrovamento, nella considerazione che, altrimenti, dovrebbero presentare evidenti segni di deterioramento prodotti dal lungo tempo intercorso.

Nonostante le sfere, a dire del solo Marx, si presentino nella loro durezza, mentre la limonite è un materiale morbido, i noduli superficiali possono essere sfaldabili per effetto dell’erosione atmosferica. In questo caso, le sfere sarebbero in qualche modo sfuggite al processo erosivo perché protette all’interno delle cave in cui sono state ritrovate.

La verità è che l’unica pietra che presentava le caratteristiche descritte da Marx era quella esposta nella teca del museo e ora misteriosamente scomparsa. La circostanza impedisce di procedere ad analisi dettagliate, soprattutto per cercare di determinare l’età dei solchi (anche se il tipo di materiale non permette datazioni al radiocarbonio).

Tutte le altre sfere, rinvenute a centinaia negli ultimi decenni, anche nello stesso sito, non hanno le particolarità descritte. Gli elementi di prova portati a sostegno dell’autenticità delle sfere, anzi della sfera, non sembrano quindi sufficienti per avvalorarne l’autenticità.

Lo stesso Marx, sollecitato in seguito sull’argomento, ha precisato che non esiste nessuna pubblicazione scientifica che abbia riguardato le sfere.

Hai letto un estratto dal libro OOPArt. Gli oggetti “impossibili” del nostro passato (Cerchio della Luna, 2012)

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