Le più antiche tracce della tecnologia delle microlame, nella macroregione dell’Asia nord-orientale, sono finora attestate nella penisola coreana al 23500 – 22200 a.C. Nelle altre regioni (Cina, Siberia, Estremo Oriente russo e Giappone), le prime evidenze di assemblaggi del genere sono datate a 21100 – 19400 anni fa. Nonostante grandi aree geografiche siano al momento prive di ritrovamenti simili, la specifica tecnologia potrebbe essere stata inventata dai coreani in modo indipendente.
Per ciò che concerne il Giappone, le datazioni radiocarboniche più antiche, risalgono a 20800 – 19800 anni fa e provengono da materiale litico rinvenuto nel sito di Kashiwadai sull’isola di Hokkaidō. In altre parti delle isole giapponesi, le microlame ritrovate restituiscono, invece, date più recenti di almeno cinquemila anni.
Nel sito archeologico di Fukui, un riparo sotto la roccia con un deposito stratificato nella regione di Kyūshū, gli scavi hanno dimostrato una sicura associazione tra la tecnologia della ceramica e quella delle microlame, poiché frammenti di entrambe sono stati rinvenuti nello stesso strato di terreno, con datazioni radiocarboniche attestate tra 14000 e 16000 anni fa. Il sito Jōmon, comunque, era già in uso ad altra gente più di trentamila anni fa.
Sequenziando per la prima volta l’intero genoma dei resti scheletrici appartenenti a una donna Jōmon vissuta 3800 anni fa, rinvenuti a Funadomari, Hideaki Kanzawa-Kiryama del National Museum of Nature and Science di Tokyo ha scoperto che i suoi antenati discendevano dal popolo eurasiatico continentale, vissuto tra 38000 e 18000 anni fa. Questo vuol dire che i Jōmon, almeno quelli stanziati a settentrione del Giappone, vissero un periodo di isolamento ereditario più lungo dagli eurasiatici orientali continentali di quanto finora ipotizzato, con un profilo genetico unico per via della forte deriva genetica e di un isolamento a lungo termine nell’arcipelago giapponese.
L’analisi ha determinato che le persone Jōmon avevano una mutazione genetica che coinvolgeva gli amminoacidi, in grado di rendere più facile il metabolismo dei grassi, una caratteristica comune tra i popoli delle regioni artiche, ma non esistente tra i giapponesi moderni. Si tratta, quindi, di una prova che il popolo Jōmon fosse cacciatore – raccoglitore.
La ricerca ha permesso di appurare che i Jōmon, geneticamente più vicini agli Ainu, condividevano caratteristiche ereditarie con le persone di un’ampia fascia costiera dell’Asia orientale; il corredo genetico della donna ha somiglianze con gli Ulchi dell’Estremo Oriente russo, con i coreani e gli indigeni taiwanesi Atayal e Ami.
Analoghe conclusioni, per ciò che concerne le affinità genetiche con Ulchi e Nivhk della regione di Okhotsk-Primorye e con gli aborigeni taiwanesi, provengono da un altro studio, basato sull’analisi del DNA mitocondriale estratto dalle ossa di una trentina di corpi, di cui dodici del periodo Jōmon (6000 a.C. – 1500 a.C.) provenienti da tre siti archeologici differenti: Ikawazu, Hobi Shellmounds e Hegi Cave. Poiché un marcatore genetico è comune a quello della popolazione Buryat della Siberia meridionale, è stato suggerito che gli antenati del popolo Jōmon provenissero da qualche parte intorno all’area del lago Baikal in Russia, oggi chiamata Buriazia, abitata già 23000 mila anni fa.
I lignaggi profondi tra Buryat e Jōmon sono provati anche dall’industria litica, la cosiddetta “cultura della microlama”, sviluppatasi in origine nel Paleolitico superiore nell’area attorno al lago Baikal, similmente rinvenuta sulle isole di Hokkaidō e Honshū e attestata al periodo Jōmon Hokkaidō; indubbiamente si tratta di una continuità culturale, giunta in Giappone all’incirca nel 23000 a.C.
La migrazione, in questo caso, sarebbe avvenuta con navigazione sotto costa, come supportato dai tratti morfologici degli individui Jōmon – cioè gli omeri più spessi nelle popolazioni costiere, rispetto a quelle interne, dovuti al trasporto marittimo attivo con barche a remi – scavati dal sito del tumulo di conchiglie di Hobi, geograficamente molto vicino al sito del tumulo di conchiglie di Ikawazu nella penisola di Atsumi.
La migrazione verso il sud-est asiatico dei cacciatori, avvenuta quando il clima globale iniziava a riscaldarsi, era tesa alla ricerca di animali di grossa taglia. Una forte affinità genetica con gli indigeni aborigeni di Taiwan, può supportare una rotta costiera della migrazione degli antenati Jōmon.
Altri, invece, potrebbero aver attraversato lo stretto di Bering per raggiungere il continente nordamericano, come dimostrano i contribuiti genici elevati, oltre il 30%, rinvenuti nella discendenza dei nativi americani: infatti, l’Hokkaidō Jōmon condivide alleli genetici specifici con le popolazioni nelle regioni artiche dell’Eurasia e del Nord America.
I risultati dello studio, supportati dalle prove archeologiche basate sull’industria litica, indicano che i Jōmon sono discendenti diretti del popolo del Paleolitico superiore, che iniziò a vivere nell’arcipelago giapponese 38000 anni fa, in un’epoca in cui il Giappone poteva essere facilmente raggiunto, poiché l’abbassamento del livello del mare durante il Pleistocene provocò l’emersione dello Stretto dei Tartari, collegando tra loro Giappone e Siberia, e dello Stretto di La Pérouse, mettendo in comunicazione le isole di Sahalin e Hokkaidō in una lunga penisola.
Hai letto un estratto de “L’enigma dei Jōmon” (Storie e dintorni, 2024).