Il colonnello delle SS Wilhelm Hoettl, operativo nelle file del Sicherheitsdienst (SD), la sezione estera d’intelligence della Reichssicherheitshauptamt (RSHA, un dipartimento delle SS che si occupava della sicurezza del Reich) di Reinhard Heydrich, fu colui che si adoperò per espropriare beni e a uccidere gli ebrei, soprattutto in Ungheria nel 1944. In quello stesso anno divenne responsabile del controspionaggio dell’SD in Europa centrale e sud-orientale. In Ungheria faceva le veci di Heinrich Himmler.
Fu Hoettl a fornire a Adolf Eichmann gli appoggi locali che permisero a quest’ultimo di operare lo sterminio degli ebrei ungheresi: tra maggio e luglio 1944 ne furono uccisi ad Auschwitz-Birkenau più di quattrocentomila.
Parte dei beni più preziosi confiscati agli ebrei (oro dentario, gioielli, diamanti e argenteria), trasferiti all’interno di una quarantina di vagoni treno in Tirolo nel dicembre 1944, vennero sepolti in diversi luoghi; successivamente dissotterrati e stipati in decine di casse, furono trasferiti con un camion in Svizzera nell’aprile 1945, dove sparirono. C’è ancora Hoettl tra i protagonisti di questa misteriosa vicenda, poiché aveva coordinato fin dall’inizio quel trasferimento, tenendosi buona parte del bottino.
Verso la fine della guerra, durante il suo soggiorno a Budapest, fu incaricato dal capo dell’SD Ernst Kaltenbrunner, di allacciare rapporti con Alan Dulles, capo della sezione svizzera dell’OSS a Berna, per negoziare una pace separata tra Austria e Stati Uniti.
Catturato dagli americani nel maggio 1945, fu testimone per l’accusa al processo di Norimberga. Fu liberato alla fine del 1947: da lì a poco iniziò a collaborare con il CIC, disvelando le coordinate e l’estensione della rete segreta operativa che Berlino ancora controllava nel dopoguerra in Europa centrale e in Unione Sovietica.
Hoettl fu anche incaricato dagli americani di creare reti spionistiche antisovietiche in Austria e Ungheria.
Sospettato di fare il doppiogioco e di passare informazioni a russi e francesi, la collaborazione di Hoettl col CIC terminò bruscamente nell’agosto 1949.
A quel punto Hoettl si riciclò nella sezione operativa del servizio d’informazioni dell’Amt Blank, ingaggiato da Friedrich Wilhelm Heinz del FWHD, continuando a curare la sua rete spionistica nell’Europa orientale, che aveva tentacoli anche in Italia.
Lui, il capitano dell’OSS Kurt Ponger e il cognato di quest’ultimo, il tenente Otto Verb, furono arrestati dal CIC tra il 14 gennaio e il 25 marzo 1953, poiché accusati di essere spie al servizio del KGB. Ponger, infatti, confessò di essere un agente sovietico, confermando che Hoettl lavorava per lui.
Hoettl, per mancanza di riscontri apprezzabili, fu però rilasciato appena un mese dopo. In quei frangenti era già in contatto con Wilhelm Krichbaum, che subito lo reclutò nell’Organizzazione Gehlen come referente degli agenti di stanza in Austria.
Da quel che risulta dai documenti dei servizi segreti americani, ora desecretati, risalenti per la maggior parte ai primi anni Cinquanta, anche Krichbaum all’epoca fu indagato per il suo coinvolgimento nella vicenda di spionaggio che riguardava Ponger e Verber.
Infatti, come recita un rapporto redatto il 10 luglio 1963 (si tratta probabilmente di una valutazione ufficiale prodotta dal BND), Krichbaum nel dopoguerra era rimasto coinvolto nella rete dell’intelligence sovietica, tanto che nel 1951 arrivò a far reclutare nell’Organizzazione Gehlen anche la spia doppiogiochista Heinz Felfe.
In seguito Hoettl offrì i suoi servigi al Ministero della Difesa della Germania occidentale e, naturalmente, al KGB.
Un paio di transfughi del KGB, Anatolj Golicyn e Pëtr Derjabin, svelarono nel 1961 che Hoettl era effettivamente al soldo di Mosca da molti anni, fra l’altro uno degli agenti sovietici più pagati.
Hai letto un estratto da “Le spie naziste degli Stati Uniti” (Idrovolante Edizioni, 2023).