La Interessengemeinschaft Farbenindustrie AG, meglio conosciuta con il termine abbreviato IG Farben, nacque nel 1925 come polo industriale chimico-farmaceutico tedesco che aggregava fra loro sei società, che detenevano diverse quote azionarie.
Il consorzio prese forma grazie ai prestiti americani forniti tra il 1925 e il 1929, nell’ambito del Piano Dawes del 1924, che prevedeva anche sostanziosi aiuti finanziari all’industria tedesca, in modo che la Germania potesse ripagare le riparazioni di guerra.
All’epoca era indubbiamente la più grande realtà europea del settore e, poco prima del secondo conflitto mondiale, rivaleggiava anche nel mondo intero. Vi lavoravano i più grandi scienziati del tempo, alcuni premiati con il Nobel per le incredibili scoperte.
IG Farben fu un’entità molto vicina al Nazismo, almeno dal 1933, sia per le elargizioni alla compagine di Hitler, sia per la fornitura di materiale bellico all’esercito tedesco. Nei suoi stabilimenti venivano impiegati, come in altre realtà produttive, gli ebrei provenienti dai campi di concentramento, trentamila solo da quello di Auschwitz.
La Degesch (Deutsche Gesellschaft fur Schadlingsbekampfung), una società di cui IG Farben deteneva un pacchetto azionario del 42,5% produceva il tristemente famoso Zyklon B, l’acido cianidrico usato per la ‘soluzione finale’ pensata dai nazisti per sterminare gli ebrei.
Nei laboratori di IG Farben, nel 1936, mentre si sviluppavano insetticidi a base di fosforo, fu scoperto per caso anche il composto tossico denominato Tabun, un micidiale agente nervoso in grado di uccidere una persona in pochi minuti.
Entrò in produzione come agente di guerra chimico nel 1942, nella fabbrica di Dyhernfurth (Slesia), sotto la direzione di Otto Ambros, ove operava Anorgana GmbH, una filiale di facciata di IG Farben. Anche qui furono impiegati prigionieri di guerra provenienti dal campo di Dachau.
Nello stabilimento polacco furono prodotte complessivamente, fino al dicembre 1944, almeno dodicimila tonnellate di Tabun, poi stoccate all’interno di gusci d’artiglieria, mine terrestri e proiettili di mitragliatrici, in numerose discariche sotterranee in tutta l’Europa occupata.
Frank J. Dinan, professore emerito del dipartimento di chimica e biochimica del Canisius College of Buffalo di New York, ha rivelato nel 2010 che, nell’eventualità Hitler avesse ordinato di utilizzare in guerra l’arma chimica, gli effetti sugli sbarchi in Normandia degli Alleati il 6 giugno 1944 sarebbero stati devastanti, provocando una ritirata in mare con enormi perdite di vite umane.
Rimane il mistero perché non lo abbia fatto.
Arrigo Petacco ritiene che Hitler ci sia andato comunque molto vicino almeno tre volte: nel tentativo di invadere l’Inghilterra, dopo lo sbarco degli Alleati in Normandia e durante l’offensiva tedesca nelle Ardenne. Se nella prima evenienza si temeva l’intervento in guerra degli Stati Uniti, negli altri casi fu probabilmente la mancanza di aerei sufficienti per il trasporto del letale gas, che la Germania aveva fino a quel momento prodotto copiosamente.
«A Raubkammer, circa sessanta chilometri da Luneburg, era stata attrezzata una stazione sperimentale che occupava una zona di circa quattromila chilometri quadrati», mentre «I depositi erano situati a Munster, e qui si trovava il più colossale deposito di armi chimiche del Reich», quasi duecentocinquantamila tonnellate di bombe tossiche, che furono rinvenute solo alla fine della guerra. I servizi segreti anglo-americani, infatti, non erano mai riusciti a individuare la stazione sperimentale e il relativo deposito.
Lo storico Richard John Evans, in verità, spiega che «non era nota alcuna protezione efficace contro i gas. E farne uso in battaglia, con il rischio che un cambio di direzione del vento li sospingesse sulle truppe tedesche, era davvero troppo pericoloso. Quasi altrettanto rischiosa era l’ipotesi di collocare gli agenti chimici all’interno di bombe o missili. Gli errori umani erano sempre in agguato, e nessuno poteva prevedere con certezza quale direzione avrebbero preso i gas dopo l’esplosione».
Hai letto un estratto del libro “Le finanze occulte del Führer”, Edizioni Aurora Boreale, ottobre 2023.