Otto Skorzeny, detto Scarface per via di una cicatrice che gli attraversava il viso sulla parte sinistra (un ricordo di gioventù accaduto durante un incontro di scherma), era tenente colonnello delle Waffen-SS, inquadrato in una squadra speciale addestrata ai sabotaggi.
Skorzeny era diventato uno dei preferiti di Hitler, anche per aver partecipato il 12 settembre 1943 alla liberazione di Benito Mussolini dalla prigione a Campo Imperatore del Gran Sasso, ove il Duce era stato ristretto dal re dopo la mozione di sfiducia nei suoi confronti, votata nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio precedente.
Ma Scarface era stato protagonista di altre brillanti operazioni, per cui era stato pluridecorato, tanto da diventare in breve tempo una vera e propria leggenda tra i camerati tedeschi. Lui aveva sapientemente alimentato il mito attorno alla sua persona, raccontando altre imprese cui avrebbe preso parte.
Poco prima della fine della guerra un gruppo di SS capeggiato dal brigadiere generale Josef Spacil, capo della sezione amministrativa e finanziaria della RSHA, s’impossessò di oltre nove milioni di dollari in valuta straniera, ancora custoditi nella banca centrale tedesca. Il malloppo fu nascosto in Austria, dalle parti di Burgwies, poiché stavano arrivando gli Alleati.
In realtà, quel denaro fu spartito tra le SS incaricate del trasferimento, e seppellito un po’ dappertutto.
Le circostanze fecero pensare che una parte notevole di questo ‘tesoretto’ andò probabilmente in saccoccia a Otto Skorzeny.
Il capitano Karl Radl, aiutante di Scarface, ricevette a Burgsweis il 27 aprile 1945 da Spacil, oro, gioielli, diamanti e titoli in valuta estera per un valore complessivo di ventitré milioni di marchi oro; si trattava di una parte del bottino rapinato il giorno prima dalla sede centrale della Reichsbank di Berlino.
È quindi presumibile che questo malloppo sia rimasto nella piena disponibilità di Skorzeny e delle sue SS più fedeli, nascosti in quel frangente in un treno speciale fermo a Radstadt, poiché il giorno dopo lo nascosero loro stessi nei pressi di un rifugio in montagna.
Infatti, come sottolineano Enzo Antonio Cicchino e Roberto Olivo, nonostante Spacil nel dopoguerra abbia anche collaborato con gli americani per far rinvenire parte della refurtiva sottratta alla Reichsbank, «non vennero mai trovati, invece, i preziosi affidati da Spacil a Otto Skorzeny, che si guardò bene dal parlarne durante i tre anni trascorsi nei campi d’internamento di Norimberga e di Dachau, né tantomeno quando venne processato per crimini di guerra. Fatto fuggire dai suoi camerati delle SS, ricomparve in Spagna nel 1950 come ricco trafficante d’armi e materiale ferroviario, sposato a una contessa, con un giro d’affari di 5 milioni di dollari».
Secondo lo storico Giorgio Cavalleri, che si rifà sostanzialmente alle dichiarazioni rese dal partigiano Luigi Carissimi (durante la guerra, egli collaborava con l’OSS), Skorzeny in Spagna gestì anche un’azienda di import-export in cui erano coinvolte alcune persone legate ai servizi segreti americani: tra questi Werner Voight, incaricato degli acquisti di generi alimentari, ma in realtà a libro paga della Central Intellingence Agency.
Nel luglio 1948 Skorzeny era effettivamente scappato dal campo di internamento in cui era chiuso, in attesa di un processo, ma probabilmente lo aiutarono gli Alleati. Skorzeny, nel dopoguerra, viaggiò spesso da Madrid a Buenos Aires, poiché nel frattempo era diventato amico del presidente Perón e, per un breve periodo, fu anche una delle guardie del corpo di Eva Duarte, come sostenuto per esempio dal giornalista Kim Bielenberg.
Lo storico Glenn B. Infield si è detto convinto che Perón e sua moglie consegnarono (o restituirono?) successivamente a Skorzeny almeno un quarto dei fondi nazisti ricevuti, grazie alla mediazione del sacerdote di origini spagnole Egidio Esparza. Dello stesso avviso anche il collega Ladislao Farago.
Skorzeny, secondo la ricostruzione dello storico Glenn B. Infield, ebbe un ruolo importante all’interno del regima peronista, poiché divenne istruttore della polizia e nel luglio 1949 sventò addirittura un attentato ordito nei confronti di Eva Duarte. Per lo storico, i coniugi Perón all’inizio del 1950 avrebbero restituito a Skorzeny, con la determinante intermediazione del prete cattolico padre Egidio Esparza, una parte del malloppo ricevuto a suo tempo dai nazisti. In tal caso, è plausibile che l’ex ufficiale delle SS si trovasse in Argentina per portare a termine proprio quella particolare missione.
In realtà Skorzeny, fino al 27 luglio 1948, era ancora internato e raggiunse l’Argentina non prima del 1949. In quel frangente si trovava infatti in Spagna, inizialmente ospite della connazionale Clarita Stauffer.
Skorzeny potrebbe comunque aver raggiunto prima l’Argentina, come sostiene Jorge Camarasa citando la testimonianza di un comandante della Flota Aerea Mercante Argentina (FAMA) – la compagnia aerea che sarebbe diventata dal 1950 Aerolineas Argentinas -, tale Andreas Pedraza, che nel 1992 rilasciò dichiarazioni in tal senso al quotidiano Clarin. Secondo il pilota, nell’estate del 1948 (e non nel 1947 come scrive erroneamente Camarasa), al momento delle operazioni d’imbarco sul Douglas DC-4 che serviva la tratta Madrid-Buenos Aires, salirono a bordo «due facce familiari, ma non erano nell’elenco dei passeggeri. Poi ho saputo che stavano viaggiando con nomi falsi».
Si trattava di Otto Skorzeny e Hans Ulrich Rudel, personaggi già all’epoca molto conosciuti per le imprese compiute in tempo di guerra.
Il giornalista Rafael Poch, sulle pagine del quotidiano La Vanguardia, rivela che la moglie di Skorzeny, la contessa Ilse Luthje, era la nipote di Hjalmar Schacht, e questo spiega gli affari di Francois Genoud con ‘il banchiere di Hitler’ nel dopoguerra.
I due si erano sposati nel 1954. Nel 2011, alla morte della donna, fu battuto all’asta negli Stati Uniti l’archivio di Skorzeny. Dai documenti cui il quotidiano spagnolo ha avuto accesso, «emerge un quarto di secolo di attività di uno dei più importanti nazisti residenti in Spagna, tra la fine della guerra e il 1975, l’anno della sua morte. Intensa attività politica e commerciale attraverso una fluida rete di amicizie con il governo spagnolo, i suoi generali, i generali di Hitler, i dittatori sudamericani e le grandi compagnie come Krupp, Thyssen e l’esportatore di armi Merex, una copertura per i servizi segreti… Il dossier include… una direttiva del dittatore paraguaiano Alfredo Stroessner del 1964 per fornire a Skorzeny un passaporto paraguaiano. Ci sono anche due raccomandazioni per i visti firmate dal giornalista falangista Victor de la Serna, che era stato a carico dell’ambasciata nazista a Madrid, indirizzate ai diplomatici spagnoli in Germania. Uno di loro, il console di Francoforte, Jorge Spottorno, ha rilasciato un visto con un nome falso… Con Antonio Garrigues Walker, un uomo di fiducia presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Madrid dagli anni ‘40 e successivamente ambasciatore di Franco a Washington, Skorzeny mantiene molti affari e una corrispondenza amichevole fino alla sua morte».
Questa fluida rete di amicizie rese Otto Skorzeny un referente importante dell’organizzazione, comunque essa si chiamasse, che nell’immediato dopoguerra si fece carico di assicurare la fuga ai nazisti.
Wiesenthal riteneva che a capo di questo gruppo ci fosse il tenente colonnello delle SS Walter Rauff, che indubbiamente aveva allacciato per tempo rapporti in tal senso con il vescovo Alois Hudal. Ma secondo altre fonti, come chiarisce Guido Caldiron, a capo della struttura, a volte denominata Die Spinne, ci sarebbe stato proprio Skorzeny, coadiuvato da Hans-Ulrich Rudel.
Skorzeny già nei primi anni Cinquanta faceva il consigliere militare per il generale Mohammed Naguib in Egitto, sollecitato in tal senso dall’ex generale della Wehrmacht Reinhard Gehlen, già resposabile dei servizi segreti del Terzo Reich sul fronte orientale e subito reclutato dalla CIA in funzione anticomunista.
Qualche anno dopo Skorzeny fu addirittura assoldato come sabotatore dal Mossad, poiché Israele si sentiva particolarmente minacciata dal programma missilistico egiziano messo in atto da Nasser, che nel frattempo aveva arruolato una squadra di scienziati tedeschi.