Assurbanipal è stato l’ultimo re degli Assiri, vissuto nel VII secolo a.C.
Come annota la giornalista Nicol Degli Innocenti – corrispondente del Sole 24 Ore da Londra -, in occasione della grandiosa mostra dal titolo “I Am Ashurbanipal King Of The World, King Of Assyria”, allestita al British Museum nel 2018, il re “dominava un impero che spaziava dall’Egitto all’Iran ed era celebre per la sua ambizione, la sua crudeltà e la sua passione per la caccia al leone. All’epoca Atene e Sparta erano piccole città-stato e Assurbanipal era davvero il re del mondo”. Basti pensare che Ninive, la capitale dell’Assiria, era all’epoca la città più grande del mondo e l’impero, che comprendeva anche l’Egitto, abbracciava le rive del Mediterraneo orientale e i rilievi montuosi dell’Iran occidentale.
Di Assurbanipal sappiamo poco altro, ma il rinvenimento nella biblioteca reale di Ninive di oltre ventimila tavolette d’argilla incise con caratteri cuneiformi, compilate durante i regni di Sargon II e Sennacherib alla fine dell’VIII secolo a.C., oggi conservate al British Muneum e al Louvre di Parigi, non fa che confermare che fu un sovrano davvero illuminato.
In una di queste tavolette, tra le migliaia rinvenute, il re citava gli oscuri testi del sumerico e la parola ‘Sumer’ faceva capolino per la prima volta sugli appunti degli studiosi.
Almeno tre frammenti, seppur lacunosi, citano le vicende di Adapa, sacerdote del tempio di Eridu, responsabile delle offerte di cibo al dio Enki. Il testo più antico e integro che narra delle gesta di Adapa, è quello rinvenuto nell’archivio reale di Tell el-Amarna, risalente al XIV secolo a.C.
Nella collezione di Ninive, tredici tavolette risalenti al 2350 a.C. rappresentano, nel loro insieme, quel che resta della versione più antica del poema comunemente detto l’Epopea di Gilgamesh.
La popolarità di cui ha sempre goduto questa saga in tempi antichi, come racconta l’esperto in mitologia comparata Theodor Herzl Gaster, vissuto nel secolo scorso, è attestata “dal fatto che – oltre all’edizione principale allestita per la biblioteca del re Assurbanipal (669-628 a.C.), ora conservata al British Museum di Londra – ne possediamo, sia pure in forma frammentaria, anche una più antica versione assira, una ittita e perfino una hurrita; e vi è anche un intero ciclo di più antiche leggende sumere che trattano delle avventure dell’eroe, e alcune scene dell’epopea si ritrovano perfino su dei sigilli cilindrici che risalgono al III millennio a.C. Per l’antico Vicino Oriente, infatti, l’epopea di Gilgamesh era quello che l’Iliade e l’Odissea erano per il mondo greco, e molte frasi e brani di essa sono spesso rielaborati da scrittori di epoca più tarda, così come uno scrittore moderno potrebbe oggi rielaborare e far sue delle espressioni tolte dalla Bibbia o da Dante”.
Il re d’Assiria Assurbanipal così si compiaceva:
Ho appreso ciò che il saggio Adapa ha portato [agli uomini], il senso nascosto di tutta la conoscenza scritta.
Sono iniziato ne [lla scienza dei] presagi del cielo e della terra.
Sono in grado di partecipare a una discussione in un consesso di sapienti, di discutere la serie epatoscopica con gli indovini più esperti.
So risolvere i ‘reciproci’ e i ‘prodotti’ che non hanno soluzione data. Sono esperto nella lettura dei testi eruditi, il cui sumerico è oscuro e il cui accadico è difficile da portare alla luce.
Penetro il senso delle iscrizioni su pietra anteriori al Diluvio, che sono ermetiche, sorde e ingarbugliate.
L’archeologo Gareth Brereton, curatore responsabile delle collezioni mesopotamiche del British Museum, scrive che le affermazioni di Assurbanipal “sulle sue capacità letterarie trovano conferma in alcuni rari esempi di testi cuneiformi scritti di suo pugno. E la sete di conoscenza del sovrano è provata anche dalla ricca biblioteca di testi cuneiformi che cominciò a riunire nel suo palazzo di Ninive”.
Nella biblioteca allestita da Assurbanipal, fu rinvenuta anche la “grande lista” babilonese di divinità, che come ricordava l’assiriologo Jean Bottero, comprendeva complessivamente più di 2500 nomi divini, anche se una buona parte di questi sono da intendersi come epiteti descrittivi di una stessa divinità.
Si deve al re d’Assiria l’editto con cui ordinò agli scribi di raccogliere tutto il materiale scritto, anche quello dei tempi prima del diluvio, affinché fosse preservato all’interno del suo palazzo.
Assurbanipal scrisse così, per esempio, al governatore di Borsippa:
Ordine del re a Shadânu. Il giorno stesso in cui tu vedrai questa mia tavoletta, prendi con te Shuma…, Beletir… Aplâ… e gli altri eruditi di Borsippa che tu conosci. Raccogli tutte le tavolette che si trovano nella loro casa o che sono depositate nell’Ezida [=tempio di Borsippa, «tempio fedele in eterno»], per quanto numerose siano, nonché le tavolette rare che si trovano nei tuoi archivi e non esistono in Assiria, cerca anche queste e spediscimele… Inoltre, se trovi qualche tavoletta che non ti ho menzionato nella mia lettera e che tu ritieni buona per il mio palazzo spediscimela!.
Assurbanipal non fu certamente il primo e l’unico sovrano a volere un’immensa biblioteca. Prima di lui va almeno ricordato Shulgi della III dinastia di Ur, alla fine del III millennio a.C., che fece costruire biblioteche a Ur e Nippur. Uno dei suoi inni recita pressappoco così:
In eterno la Casa delle tavolette andrà preservata,
In eterno la Casa del Sapere dovrà rimanere aperta.
Le antiche composizioni, molte delle quali si tramandavano oralmente almeno dal IV millennio a.C., furono quindi raccolte e trascritte.
Anche le tavolette che raccontano i tempi prima del diluvio, potrebbero essere state successivamente custodite in una di queste grandi biblioteche, il cui contenuto è stato periodicamente distrutto dagli invasori: quel che fecero, d’altronde, anche i Babilonesi dopo l’assedio di Ninive.