Per ricostruire le gesta dei vichinghi e dare contezza ai contenuti delle saghe, i genetisti hanno sviluppato indagini anche nei confronti di alcune specie animali: topi, gatti, trichechi.
Nel 2012, sulle pagine di BMC Evolutionary Biology, si è dato conto delle ricerche della squadra della genetista molecolare Eleanor Jones dell’università di York, che ha condotto studi sul genoma contenuto nei mitocondri del topolino domestico. Quando i vichinghi cominciarono a solcare mari e fiumi, si portarono dietro, infatti, anche i topi.
Partendo dalla raccolta di campioni di Dna mitocondriale antico di roditori vissuti nel X e XII secolo, rinvenuti in alcuni insediamenti della Groenlandia e in almeno quattro siti archeologici islandesi, i genetisti hanno poi comparato il materiale genetico con l’analogo attuale proveniente dalla Norvegia e da altri luoghi frequentati dai vichinghi.
Determinando le somiglianze genetiche tra i campioni, è stato possibile disegnare la linea temporale degli insediamenti dei roditori nei diversi luoghi, confermando in buona sostanza quanto riportato dalle fonti storiografiche disponibili.
Gli animaletti al seguito dei vichinghi hanno quindi raggiunto la maggior parte delle isole inglesi e l’Irlanda. In Islanda, come recita lo studio, «[…] i dati del mtDNA mostrano l’arrivo e la continuità della popolazione di topi domestici fino ai giorni nostri, mentre in Groenlandia i dati suggeriscono l’arrivo, la successiva estinzione e la ricolonizzazione dei topi domestici – in entrambi i posti rispecchiando la storia delle popolazioni umane europee ospitanti. […] I topi vichinghi della Groenlandia avevano un aplotipo del mtDNA derivante dall’aplotipo islandese, ma i moderni topi groenlandesi appartengono a un clade del mtDNA completamente diverso».
Per Terranova e gli altri insediamenti vichinghi in America, non è stata possibile alcuna associazione, poiché non si dispone ancora di materiale genetico dell’epoca: la ricerca ha però dimostrato che gli attuali topolini di Terranova sembrano non avere particolari legami con quelli norvegesi.
Anche i gatti, che nella mitologia norrena erano correlati alla figura della dea Freya, hanno condiviso con i vichinghi le insidie dei mari, come rileva uno studio del 2016 presentato al 7° Simposio Internazionale di Archeologia Biomolecolare dall’antropologa genetista Eva-Maria Geigl dell’Institut Jacques Monod di Parigi, poi pubblicato sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution.
La ricerca è partita dalle oltre duecento tracce di DNA felino rinvenute in almeno trenta siti archeologici d’Europa, Medio Oriente e Africa.
I dati dello studio hanno confermato che la domesticazione dei gatti è avvenuta nel Vicino Oriente e in Egitto; la successiva diffusione del felino è stata senz’altro favorita dai viaggi a bordo delle navi mercantili. Gli scambi commerciali hanno quindi permesso ai gatti di diffondersi in tutto il mondo. Una delle varietà oggi maggiormente diffuse, deve la sua origine all’antenato vissuto nella città di Attabiy, vicino Baghdad. Il DNA mitocondriale di questa specie è stato rinvenuto anche in un sito vichingo della Germania settentrionale, risalente all’VIII-XI secolo.
Lo studio Ancient DNA reveals the chronology of walrus ivory trade from Norse Greenland pubblicato nel 2018 su Proceedings of the Royal Society B, si basa invece sull’analisi del DNA antico estratto da resti di trichechi risalenti anche a più di mille anni fa. Sanne Boessenkool del Centre for Ecological and Evolutionary Synthesis dell’Università di Oslo, assieme all’archeologo James H. Barrett dell’Università di Cambridge, hanno analizzato campioni di DNA estratti da trentasette teschi e zanne di trichechi databili tra il 900 e il 1400 (conservati in numerose collezioni museali europee), confrontandoli con analogo materiale genetico moderno.
Oltre a permettere di acquisire nuove informazioni sulla storia naturale del tricheco dell’Atlantico (rilevando le tracce di una profonda divisione evolutiva nella popolazione di questi trichechi), l’indagine ha disvelato le rotte degli scambi di avorio di tricheco commercializzato in Europa durante il Medioevo, provando che la maggior parte proveniva dalla Groenlandia.
La ricerca ha confermato quindi che l’avorio dei trichechi è stato il motivo dell’espansione vichinga in Groenlandia, ma anche la causa del loro declino. James H. Barrett sintetizza così le conclusioni: «I risultati suggeriscono che entro il 1100 d.C. la Groenlandia era diventata il principale fornitore di avorio di tricheco in Europa. Il nostro studio fornisce prove empiriche su come la sua piccola e lontana comunità fosse integrata in una rete medievale e paneuropea.” Nel periodo compreso tra il 1125 e il 1400 “la maggior parte dei reperti di tricheco europei che sono stati analizzati provenivano dalla Groenlandia occidentale e c’è un’alta probabilità che anche tutti gli esemplari di questo periodo di tempo provenissero da questa regione».
Si pensava finora che in quel periodo l’avorio di zanne di tricheco fosse un sostituto dell’avorio di elefante, ma Barrett non è d’accordo: «[…] l’avorio di tricheco era proprio quello che la gente voleva. Allo stesso tempo, non era affatto impossibile ottenere l’avorio di elefante. L’avorio del tricheco atlantico era certamente un materiale popolare per la fabbricazione di oggetti di lusso nell’Europa medievale».
La dispersione nell’Atlantico di questo flusso genico, segue la direzione della Corrente della Groenlandia orientale, «[…] suggerendo che le correnti oceaniche influenzano la tendenza della dispersione dei trichechi. Storicamente, un modello asimmetrico simile è stato osservato su scala regionale nella Baia di Baffin – con trichechi che migrano in senso antiorario, seguendo la direzione delle correnti costiere e la rottura del ghiaccio marino. Il flusso di geni asimmetrici è stato osservato anche tra le aree di riproduzione del tricheco del Pacifico nel Mare di Bering, sebbene la direzione delle correnti oceaniche possa essere variabile in questa regione. Il nostro studio suggerisce che la direzione della dispersione femminile dalla Groenlandia orientale alla baia di Baffin sia persistente da quando questi due lignaggi MT sono entrati in contatto secondario».
È quindi ragionevole suggerire che i vichinghi raggiunsero il Nuovo Mondo anche per seguire le migrazioni dei trichechi dell’Atlantico, che popolavano sia le banchise della Groenlandia, sia quelle dell’Artico canadese, poiché in estate, con lo scioglimento degli isolotti, questi mammiferi migrano leggermente verso nord.
Inoltre, tra la fine del X e l’inizio del XII secolo l’innalzamento della temperatura registrato in epoca post-glaciale provocò un sensibile aumento delle temperature medie. Il continuo arretramento dei ghiacci, condusse i vichinghi a spostare anche gli insediamenti della Groenlandia ancora più a nord, per continuare a cacciare foche, trichechi e balene.
Per lo storico Alberto Rosselli, durante l’epopea vichinga le acque del Nord Atlantico erano più calde di quanto lo fossero nel XIV secolo, come testimoniato «[…] dall’abbondanza di merluzzo che i coloni erano soliti pescare (quintali di lische vennero successivamente trovate nel letame utilizzato negli orti degli insediamenti groenlandesi e islandesi)».
In passato i trichechi dell’Atlantico si spingevano addirittura fino a Capo Cod, radunandosi nel golfo di San Lorenzo.